La MAT SIDE JIU JITSU Molfetta, scuola di NOGI grappling e Brazilian Jiujitsu nata nel 2006 a Bari, inizialmente col nome di SUBMISSION FIGHTING UNION, per iniziativa di Vanni Altomare.
Già attiva e presente nel campo, vanta già il conseguimento di numerosi titoli, e può contare su giovani talenti che cominciano ad affacciarsi nell'agonismo.
Nel 1998 Vanni Altomare consegue il grado di cintura nera di Judo. Oltre a questa disciplina pratica lotta libera e NOGI Grappling.
Nel 2010 è stato investito del grado di cintura blu di brazilian jiujitsu dal Maestro Bernardo Serrini.
Nel 2012 ha conseguito il grado di cintura viola, dal Maestro Roberto Atalla de Moraes. Nel 2014 consegue il grado di Cintura marrone di Brazilian Jiu Jitsu.
Il 5 giugno 2016 Riceve la cintura nera da Bernardo Serrini.

Oggi è l'unico centro accreditato dalla MAT SIDE nel sud d'Italia.

Quest'anno le lezioni saranno tenute presso il centro sportivo THE BOX - CrossFit Molfetta.

PER CONTATTI: vannialtomare@gmail.com

venerdì 19 luglio 2013

IL VALORE SOCIALE DELLA LOTTA


Oggi, tra un render e l'altro, penso a ripenso, come sempre del resto, a quanto ho lottato in questo anno agonistico che si conclude, penso a quello che ho potuto imparare da tutte le persone con cui ho "rollato", penso a quanto reale sia il rapporto fra due persone che magari non si trattano fuori dal tatami, ma condividono pochi e faticosi minuti di sparring in palestra a giorni alterni.
La prima cosa che mi viene in mente è il valore assoluto che questo momento di condivisione possiede rispetto a tutti gli altri istanti di vita "in borghese". Si, parlo di condivisione, perché la lotta è condivisione.
In un intervista, la leggenda del bjj, Yuki Nakai, sostiene che attraverso la lotta, non c'è bisogno che due persone parlino la stessa lingua per diventare amici.
Ed è vero: posso combattere con chiunque (e non "contro") anche se il mio compagno non parla con me, e nel gesto della lotta, posso conoscerlo per quello che realmente è, senza imbattermi in tutti quegli orpelli estetici, sociali, culturali, che oggi sembrano essere così importanti per rapportarti al resto della società. Vesti firmato? hai una bella macchina? una posizione? sei molto colto? tutto questo non mi interessa... se lotti con me, posso sapere chi sei scavalcando tutti questi inutili contorni. Arrivare al "core" della questione senza filtri e mettere a nudo la persona che si è per davvero.
Se lotti meriti rispetto, perché ti metti in gioco, indipendentemente dalle tue capacità.
Non è un crimine essere dei lottatori scarsi, perché nessuno nasce "imparato" (licenza poetica pugliese). E' un crimine, invece, non lottare, ma atteggiarsi a grande lottatore. Quindi dalla genuinità del confronto, si esce sempre vincitori, perché si è riusciti ad accettare il fatto che l'altro possa aver indagato sul proprio vero io, si ha avuto il coraggio di mostrarsi nudi a tutto il mondo. 

La lotta è verità, e la verità non è facile da accettare per i più.
Oggi la gente si nasconde dietro una facciata, dietro i propri status symbol, materiali o immateriali, dietro l'immagine di bestioni pieni di muscoli, vestiti firmati, simboli di potere economico. Non che per me sia immorale essere benestanti, ma la maggior parte delle persone non sono più capaci di spogliarsi di tutte queste corazze. Farlo significherebbe riconoscere anche il valore sociale, che questo bellissimo momento di condivisione porta con se.

Nella Grecia antica, le palestre di lotta erano frequentate da tutti, e tutti combattevano con tutti, giovani contro vecchi, forti contro deboli, colti contro ignoranti, e gli altri sostavano ai bordi dell'area di lotta e guardavano i propri compagni lottare nell'attesa del proprio turno... e parlavano fra loro. Si scambiavano opinioni, commentavano, insegnavano ed imparavano.  Socrate, Platone, ed Aristotele erano tre lottatori e sicuramente ce ne saranno stati altri di illustri pensatori, a frequentare le palestre di lotta. Alcune delle loro lezioni ai giovani furono impartite proprio in questi luoghi. Come una pubblica piazza, lottatori giovani e anziani condividevano le loro conoscenze.
Immaginate la valenza sociale di un luogo del genere oggi: sogno un luogo senza porte, accessibile a tutti, dove ciascuno può condividere con gli altri lottando. Un luogo in cui i giovani imparano l'importanza del confronto, imparano a mostrarsi per come sono, a contare sulle proprie abilità, imparano ad ascoltare gli altri, a parlare con chiunque, e i più grandi imparano ad insegnare, a dare ciò che hanno da dare ancora, a sentirsi ancora importanti. 
Invece cosa succede? Giovani a casa davanti alla PS, senza la minima percezione del propri corpo, incapaci della minima attività fisica, e diversi problemi di socializzazione, trentenni stressati e rimbambiti dai media e dai modelli sociali che ti convincono di dover raggiungere, "altrimenti non sei nessuno", e anziani abbandonati a se stessi, convinti di essere oramai residuati bellici inutili.

La lotta è verità e come tutte le verità non è facile da accettare. Ecco perché è più facile guardare le partite di calcio: puoi vincere stando comodamente seduto sul divano.

1 commento:

Omar ha detto...

Bellissime parole....nella lotta non solo c'è confronto ma soprattutto il rispetto perché oltre a conoscere il tuo compagno di sparring che non è un avversario mai(nemmeno durante una competizione)lo accetti per quello che veramente è....Un lottatore come te. La vita è una lotta ogni giorno ma è quando sei sul tatami e saluti il tuo compagno per iniziare a rollare che veramente ti senti vivo.