
Se ti interessano i soldi, non praticare il brazilian jiu jitsu!
Questo è il mantra che si ripete come morale, dopo aver sostenuto una serie di discussioni avute con persone diverse, ovviamente tutte addentrate nel mondo delle arti marziali, nelle ultime settimane.
Una regola che comincia a manifestarsi come verità assoluta anche a chi, cominciata l'espansione commerciale di questa disciplina sul territorio, non ha saputo trattenersi dal creare business.
Ogni tentativo di lucro pare stia lasciando il passo ad una sana visione di questo sport, che, come ogni cosa buona di questo mondo, non può essere messa a tacere.
Mi spiego.
Quando io ho iniziato a percorrere la mia strada come gruppo autonomo di studio e ricerca nel campo prima del grappling, poi del BJJ, l'interesse per queste discipline era manifestato in modo molto sporadico. Non esistevano delle scuole di grappling vere e proprie, (allora veniva chiamato submission wrestling, o submission fighting, da cui il primo nome di questo gruppo).
Qualcuno manifestava il proprio interesse alla disciplina, solo come passaggio funzionale all'MMA, (che allora veniva chiamato VALE TUDO) e, per lo più, lo si praticava senza nessun tipo di cognizione, solo provando ad azzuffarsi un pò, ed elemosinando conoscenze frammentarie dalla rete. Personalmente, avevo già delle conoscenze di grappling e bjj, sicuramente sufficienti ad affrontare delle competizioni nelle divisioni minori.
Quello che però mancava, era il supporto di un maestro che avrebbe assicurato una linea di continuità all'apprendimento mio e del gruppo che dirigevo. La crescita a quei tempi era molto lenta, ma per chi si prodigava a cercare in giro seminari ed allenamenti con gente qualificata, era pur sempre una forma di crescita.
Con l'avanzare degli anni, i gruppi che avevano cominciato a fare ricerca in modo serio con il supporto di cinture nere di bjj, avvalendosi dei network italiani, hanno avuto dei progressi visibili, si sono qualificati in importanti competizioni nazionali, hanno continuato il loro percorso crescendo nel loro numero e ora sono delle realtà forti sul territorio, che collaborano e si scambiano informazioni, sparring, tecnica e quant'altro.
Ma cosa è successo di tutti gli altri?
Per qualcuno di questi, il graduale trasformarsi dal grappling in bjj con tanto di kimono e cintura, è diventato un problema con cui doversi misurare.
Alcuni hanno pensato di rinnegare l'importanza della lotta al suolo all'interno dell'MMA, puntando di più sui colpi, ma continuando a mantenere sulla propria porta la dicitura "Accademia di MMA", altri hanno preferito dedicarsi ad un misto di submission, grappling, MMA, jiujitsu tradizionale, e non so cos'altro, stringendo ai fianchi una cintura nera di una disciplina non meglio identificata, altri si sono dedicati alla difesa personale, e addirittura qualcuno ha chiuso bottega.
Tempo fa, scrissi un post, in cui mi scagliavo contro i falsi maestri, che spacciano per propria una disciplina che non conoscono, rivolgendomi non tanto a loro, quanto ai loro allievi, che, qualora in grado di intendere e di volere, avrebbero tutte le possibilità di capire cosa stanno facendo e cosa si stanno perdendo, semplicemente affacciandosi alla rete.
Beh, pare che qualcosa stia cominciando a muoversi... la selezione naturale tra chi si improvvisa e chi sta imparando, comincia a manifestarsi. Ultimamente sto notando un certo migrare di ragazzi che si spostano di città in città, e di palestra in palestra, selezionando quello che trovano e cercando di capire cosa può essere meglio per la loro crescita.
Questo è un segnale che mi fa ben sperare.
Chi pensa di poter mettere insieme un gruppo, creare un proprio business, solamente sfruttando la mania commerciale del momento per l'MMA, probabilmente si sbaglia. Parliamo di un settore che necessita di una forte competenza tecnica.
Prima o poi, chi entra a contatto con la realtà della lotta al suolo, deve per forza incrociare sulla propria strada il BJJ, e chi è veramente motivato, non potrà non rimanere contagiato, dal modo di vivere il proprio percorso di crescita che è proprio del BJJ, fatto di socialità, di scambi con il mondo al di fuori del proprio tatami, di gare, di sparring, di persone che si conoscono e che viaggiano per incontrarsi e combattere.
Questo mondo, è l'antitesi della visione delle arti marziali, cara a chi lo fa per soldi, per interessi personali, o per prestigio. Un mondo di chiusure, di cinture zeppe di dan, di esami per i passaggio di gradi, di divieti, di maldicenze, dicerie, e di federazioni! Un mondo popolato da dilettanti dello sport, di apprendisti stregoni, che al massimo, mandano sul ring i propri ragazzi ma se ne guardano bene dal salirci in prima persona...
Chi ragiona così, ha le ore contate... i ragazzi, che davvero vogliono crescere, sapranno (ne sono certo!) distinguere da soli la strada migliore per loro, perchè non si può reprimere il desiderio di crescere, quando è motivato da una passione, solo per timore reverenziale nei confronti di chi si è abituati a chiamare Maestro.
Questi invece, resti pure nella sua Accademia di MMA, a contare i suoi allievi, e a cercare di giustificare le sue incompetenze, parlando male di chi invece non ha paura di uscirne fuori.