In un film di 007 (Quantum of Solace),
l'agente segreto più figo del mondo, prima di entrare in azione,
dice “in addestramento ti insegnano che quando sale l'adrenalina
devi compensare...”
Tante volte ho sentito parlare di
ADRENALINA, e di come questa o quella esperienza spericolata, fossero
“adrenalina pura”... Ogni volta che si parla di un'azione
pericolosa o del brivido per la velocità, si parla di adrenalina.
Come praticante di sport da
combattimento, è da un bel po' che mi sono chiesto se questo tipo di
sensazione non coinvolgesse anche la mia categoria o se fosse
solamente un modo di dire abbastanza vago. L'esperienza della
competizione, specialmente nei principianti, porta a reazioni ansiose
facilmente collocabili in questa tipologia di esperienze. Ma in
realtà, la funzione fisiologica dell'adrenalina, è molto più
complessa di quanto non si possa generalmente credere.
Tempo fa mi ero preoccupato di scrivere
dei post sui comportamenti ansiosi pre gara, e su diversi metodi per
affrontare psicologicamente questo comportamento. Approfondendo
l'argomento, mi sono reso conto che gran parte delle reazioni ansiose
sono strettamente collegate all'aumento del tasso di adrenalina nel
sangue e a tutti i sintomi che comporta.
Ma in realtà che cosa è l'adrenalina?
E come funziona?
Inizierei col dire che è un mediatore
chimico tipico della classe dei vertebrati,
un ormone e un
neurotrasmettitore
che appartiene a una classe di sostanze definite catecolammine,
contenendo nella propria struttura sia un gruppo amminico
che un orto-diidrossi-benzene,
il cui nome chimico è catecolo.
Bando alle definizioni scientifiche, l'adrenalina è un ormone che
viene prodotto dalle ghiandole surrenali, e determina il
condizionamento fisiologico nelle situazioni “fight or flight”,
ovvero “combatti o fuggi”, cioè quelle situazioni, che il nostro
cervello giudica rischiose per la nostra vita.
Quando ci troviamo in condizioni di
dover salvaguardare la nostra sicurezza, il nostro cervello fa
scattare un campanello d'allarme e viene liberata questa sostanza nel
nostro organismo, assieme alla noradrenalina.
Gli effetti che l'adrenalina comporta
sono questi:
- Aumento del consumo di ossigeno,
- Aumento della velocità d'espulsione dell'anidride carbonica,
- Broncodilatazione,
in seguito a questo il respiro si fa
affannoso o cmq più forte;
- Diminuzione della fatica nelle parti periferiche del corpo,
- Aumento del rendimento metabolico,
- Aumento del consumo di sostanze nutritive,
- Incremento delle capacità muscolari,
durante una lotta infatti, la forza che
viene espressa è di gran lunga più intensa di quella che di solito
esprimiamo in combattimento, a fronte di un maggiore consumo, ecco
perchè, nei primi match della nostra carriera agonistica ci sembra
di essere stanchissimi già dopo un solo incontro;
- Dilatazione delle pupille,
- Aumento della frequenza cardiaca,
- Aumento della gittata sistolica,
- Vasocostrizione a livello cutaneo,
questo comporta pallore;
- Aumento della pressione arteriosa,
- Aumento dell'insulinoresistenza e della glicemia,
- Inibizione delle funzioni intestinali (stipsi),
I tipici segnali di aumento del livello
dell'adrenalina sono quindi respiro affannoso o più intenso, pupille
dilatate, battito cardiaco accelerato e pallore.
Un altro segnale molto comune, e
sicuramente per noi il più importante, è la sensazione di
intontimento, di perdita di lucidità, quella strana condizione
mentale, per la quale, durante una lotta, ci comportiamo come se non
avessimo mai fatto allenamento, ci dimentichiamo di come si combatte
e la nostra lotta sarà molto poco tecnica. Spesso al termine
dell'incontro, la prima cosa che il principiante afferma è di non
ricordare cosa è successo, e non si riconosce vedendosi nei filmati
della gara.
Anche questo fenomeno è riconducibile
all'aumento della quantità di adrenalina nel nostro organismo. E'
infatti dimostrato che allo scattare della situazione “combatti o
fuggi”, il nostro cervello inibisce la sua parte cosciente,
azzerando qualunque tipo di ragionamento razionale, e attiva solo la
parte più istintiva, cioè quella che determina le nostre reazioni
di difesa e salvaguardia della vita. In queste condizioni, ogni tipo
di tecnica appresa in allenamento viene invalidata, ogni conoscenza
diventa inaccessibile, ed esprimiamo la metà del jiu jitsu che siamo
soliti esprimere in sede di sparring.
Inoltre l'aumento del consumo di
ossigeno, che questa reazione comporta, rende inadeguati anche tutti
gli sforzi in allenamento, per migliorare la nostra capacità
aerobica. E' come se, facendo un esempio molto ampio, ci fossimo
allenati per mesi per partecipare ad una maratona, e ci ritrovassimo
a gareggiare nei 100 m.
Come possiamo, quindi, contrastare
questo fenomeno? E sopratutto, esiste questa famosa tecnica di
compensazione, e in cosa consiste?
Prima di rispondere a questa domanda,
bisognerebbe realizzare un concetto importante, e cioè che l'aumento
dell'adrenalina è una reazione naturale che l'organismo effettua per
prepararsi ad una situazione di stress. Una competizione è
evidentemente una situazione di stress per il nostro organismo e
pretendere di affrontarla azzerando questo tipo di reazione non ha
senso. In primis, perchè significherebbe lottare senza riconoscere
l'importanza del momento, quasi sottovalutando la lotta che ci
accingiamo ad affrontare. In secondo luogo perchè, la secrezione di
adrenalina, oltre a tutti i fattori nefasti per la nostra lotta,
aumenta anche la prestazione e le reazioni muscolari.
Da questo si conviene che la migliore
strategia è mantenere sotto controllo questa reazione.
Molti atleti di esperienza, tendono a
ricreare la condizione mentale di stress, “caricandosi” con la
musica, o concentrandosi prima di essere chiamati sul tappeto.
Quello che dovremmo fare è cercare di
mantenere sotto controllo l'adrenalina, quando questa sale in maniera
eccessiva.
Il primo suggerimento consiste nel
cercare di sostare quanto più possibile in zone esterne o quanto
meno poco affollate, per ossigenare al meglio la nostra respirazione
ed evitare di restare al lungo all'interno in aree dove l'aria è
“viziata”, carica di anidride carbonica.
In secondo luogo è necessario
mantenere sotto controllo la respirazione, durante la fase di warm
up, o di attesa della chiamata a combattere. Bisogna respirare con
l'addome, in modo profondo e cadenzato. Questo dovrebbe bastare a
mantenere sotto controllo l'adrenalina, e la sensazione di lucidità.
E' importante abituarsi a combattere, respirando in questo modo, o
comunque a mantenere il respiro costante, durante tutta la fase di
preparatoria alla lotta.
Lo yoga suggerisce diverse tecniche di
respirazione utili a controllare gli stati di stress, ma è
essenziale ricordarsi che ognuno conserva una propria soglia di
individuazione della situazione “combatti o fuggi”, quindi ciò
che potrebbe essere considerato stressante per un atleta, per un
altro potrebbe non esserlo. Solo dall'esperienza si impara a
riconoscere il momento e la sensazione di innesco di questa reazione
e il momento e il modo migliore per poter iniziare a gestirla.
Come sempre, se non si combatte, non si
può imparare a combattere.
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